Revista Temas de Derecho Constitucional

122 Revista Temas de Derecho Constitucional stabilendomisure pratiche, nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, per permettere quell’inserimento. Essi hanno una precisa responsabilità verso le proprie comunità, delle quali devono assicurare i giusti diritti e lo sviluppo armonico, per non essere come il costruttore stolto che fece male i calcoli e non riuscì a completare la torre che aveva cominciato a edificare”. In che modo dunque il legislatore potrà “fare bene i calcoli” ed evitare il rischio di non riuscire a completare l’opera che gli è affidata? Attualmente le soluzioni adottate dall’ordinamento italiano (in linea con gli altri ordinamenti occidentali) riguardano, in primo luogo, l’adozione di una regolazione di carattere numerico - e quindi quantitativa - degli accessi. Al di là, ed oltre, tale aspetto, un’ulteriore limitazione dell’ospitalità riguarda il tema del contenuto della stessa, ovvero della garanzia dei diritti degli ospiti e delle politiche di integrazione che li riguardano. Come già indicato, infatti, il tema dell’ospitalità, declinato nella dimensione dell’immigrazione (e del rapporto con gli immigrati), comporta una doppia tensione: da un lato, nella relazione tra la garanzia dei diritti degli ospiti e di quelli degli ospitati, che investe il principio di cittadinanza e la titolarità della sovranità. D’altro canto, ma correlato al primo, sta il rapporto tra garanzie da assicurare ai migranti, sia individualmente considerati come anche nelle loro diverse culture di appartenenza, e salvaguardia dell’identità, da intendere quale “interazione di valori storici, culturali, religiosi, normativi, etici che connotano la collettività rendendola un unicum” (Cerrina Feroni, 2017, 30). Ciò pone evidentemente, in concreto, problemi non semplici, da affrontare caso per caso e nella logica complessiva della ricerca di un bilanciamento ragionevole: non solo tra diritti da riconoscere alle diverse categorie di stranieri, ma anche tra i diritti di questi ultimi (complessivamente intesi) e i diritti dei cittadini. Ci si chiede in altri termini se il diritto dello straniero può essere garantito solo se compatibile con il livello di benessere cui un cittadino può aspirare; ovvero, se è possibile imporre a un cittadino una diminuzione del proprio livello di benessere allorché ciò sia funzionale alla garanzia di diritti fondamentali dei non cittadini. Non è facile, in tale delicato contesto, individuare vie d’uscita o soluzioni rassicuranti: l’impressione è che di fronte ad esigenze fondamentali di vita (cibo, salute, sopravvivenza) sarà sempre più difficile (oltre che “ingiusto”…) opporre l’esigenza di garantirsi beni della vita “superflui”. E ciò farà altresì emergere la necessità di un diverso bilanciamento, fondato su una differente valutazione in termini di compatibilità. Una compatibilità che valorizzi il rapporto tra principiopersonalista e principiodi solidarietà, alla cui luce la distinzione tra persone fondata sul criterio della cittadinanza è destinata a far emergere tutti i propri limiti. BIBLIOGRAFIA Azzariti, G. (2011). La cittadinanza. Appartenenza, partecipazione, diritti delle persone . In Diritto pubblico , 2, 426 ss. Bartole, S. (2012). La Costituzione è di tutti . Bologna: Il Mulino.

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